Il Friuli Venezia Giulia è tra le regioni italiane più in vista nel panorama vitivinicolo nazionale e internazionale grazie alla combinazione di diversi fattori. Innanzitutto, c’è un’eccellente sinergia tra clima, vitigno e terroir, oltre a un abbondante utilizzo di molte varietà autoctone, alcune delle quali risalgono a circa 2000 anni fa. Inoltre, la quantità di produzione rimane piuttosto bassa, ma è sempre più incentrata su vini di alta qualità, grazie all’implementazione di tecniche innovative sia nei vigneti che nelle cantine.

Sebbene la regione sia tradizionalmente nota per la produzione dei migliori vini bianchi italiani, attualmente il Friuli Venezia Giulia produce anche ottimi vini rossi.

I Romani diffusero la cultura della vite nella regione e ampliarono i vigneti già esistenti, seppur sparsi. Infatti, si ritiene che il primo abitante noto di questa zona, chiamato Eneti, abbia importato viti dalla Grecia in tempi precedenti.

Tra le più antiche notizie esistenti sulla coltura della vite e sulla qualità dei vini prodotti nella regione vi è la “Historia Naturalis” di Plinio il Vecchio, che menziona il nobile Vino Pucinum, ritenuto una bevanda dagli effetti salutari e molto apprezzato sulle tavole della corte dell’imperatore Augusto.

Oltre alla qualità dell’ambiente locale, soprattutto nella parte meridionale della regione, lo sviluppo della vitivinicoltura nel corso del tempo è stato reso possibile dall’appassionato lavoro di generazioni di viticoltori locali che, poco alla volta, hanno rimodellato il profilo naturale dei pendii prealpini, realizzando vigneti terrazzati che ancora oggi stupiscono gli enoturisti moderni.

Nel complesso, la regione Friuli Venezia Giulia produce un vino DOCG, nove DOC e tre IGT.

I vini DOC Collio e DOC Colli Orientali del Friuli sono prodotti nella parte collinare prealpina della regione. La prima denominazione comprende i vigneti coltivati ​​sulle colline che corrono a est del fiume Judrio fino al confine con la Slovenia. La seconda denominazione, che tra l’altro comprende il maggior numero di vitigni autoctoni utilizzati nella produzione di qualsiasi vino DOC italiano, è composta dalle colline orientali della provincia di Udine. La parte settentrionale della zona vinicola comprende i comuni di Tarcento, Nimis, Povoletto, Attimis, Faedis, Torreano, la parte orientale di Cividale, San Pietro al Natisone e Prepotto. La parte sud-occidentale della stessa zona vinicola comprende i comuni di Premariacco, Buttrio, Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno di Rosazzo.

Nelle zone vinicole pianeggianti, che si trovano tipicamente lungo i fiumi vicini, troviamo la DOC Isonzo e Grave del Friuli. Quest’ultima fornisce la maggior parte dei vini DOC regionali.

La DOC Isonzo, che comprende tutti o parte di 21 comuni della provincia di Gorizia, è caratterizzata da una produzione di qualità particolarmente elevata, grazie all’attenta valorizzazione delle caratteristiche naturali del terroir. Qui sono state condotte ricerche e studi specifici, che hanno portato alla separazione della zona vinicola in due aree distinte, in base alla tipologia del terreno e al microclima. Sulla base di queste caratteristiche, la ricerca ha isolato la tipologia di uve bianche e rosse più adatte, consentendo la produzione di vini rossi particolarmente intensi e vellutati, nonché di bianchi armonici e dagli aromi eleganti.

La parte più meridionale della regione ospita le zone vinicole DOC Friuli Aquileia, Friuli Latisana e Lison-Pramaggiore.

Nonostante il paesaggio particolarmente aspro, con i suoi rilievi scoscesi e l’ambiente impervio, che caratterizza la zona di produzione della DOC Carso, i sapienti viticoltori locali riescono a produrre vini dalla spiccata personalità.

I vitigni autoctoni regionali sono numerosi e comprendono Tocai, Verduzzo Friulano, Ribolla Gialla, Schioppettino, Pignolo, Tazzelenghe, Refosco dal Peduncolo Rosso e Picolit. La tutela e il recupero di alcune varietà raccolte con duro lavoro in questa regione. Dopo una lunga e paziente ricerca sono stati recuperati alcuni vitigni autoctoni meno conosciuti come il Piculìt Neri, lo Scjalìn, il Forgiarìn, il Cividìn, il Cjanorie e l’Ucelùt. Nel 1991 il Ministero dell’Agricoltura ha inserito nel Catalogo Nazionale delle Viti le varietà Forgiarìn, Piculìt-Neri, Scjalìn e Ucelùt.

Per quanto riguarda i vitigni autoctoni, vale la pena segnalare il caso del Tocai Friulano, che dopo una contesa con l’Ungheria, entrata a far parte dell’Unione Europea, dal 2007 la vendemmia denominata Tocai è denominata Friulano o Italico.

Tra i vitigni internazionali con una produzione resiliente nella regione ci sono lo Chardonnay, il Pinot Bianco, il Pinot Grigio, il Pinot Nero, il Sauvignon, il Cabernet, il Merlot, il Traminer Aromatico, il Riesling Renano e la Malvasia Istriana.

Vitigno DOC DOCG
Picolit
  • Colli Orientali del Friuli
  • Collio
Pignolo
  • Colli Orientali del Friuli
Refosco dal Peduncolo Rosso
  • Carso
  • Colli Orientali del Friuli
  • Friuli Annia
  • Friuli Aquileia
  • Friuli Grave
  • Friuli Isonzo
  • Friuli Latisana
  • Lison-Pramaggiore
Ribolla Gialla
  • Colli Orientali del Friuli
  • Collio
Schioppetino
  • Colli Orientali del Friuli
  • Friuli Isonzo
Tazzelenghe
  • Colli Orientali del Friuli
Terrano
  • Carso
Tocai
  • Colli Orientali del Friuli
  • Collio
  • Friuli Annia
  • Friuli Aquleia
  • Friuli Grave
  • Friuli Isonzo
  • Friuli Latisana
  • Lison-Pramaggiore
Verduzzo Friulano
  • Colli Orientali del Friuli
  • Friuli Annia
  • Friuli Aquileia
  • Friuli Grave
  • Friuli Isonzo
  • Friuli Latisana
  • Lison-Pramaggiore
  • Ramandolo
Vitovska
  • Carso

 

IGT
Vino Vitigno
Alto Livenza
  • Tocai
  • Refosco dal Peduncolo Rosso
Delle Venezie
  • Piculìt Neri
  • Pignolo
  • Refosco dal Peduncolo Rosso
  • Ribolla Gialla
  • Schippettino
  • Tazzelenghe
  • Tocai
  • Terrano
  • Ucelut
  • Vitovska
Venezia Giulia
  • Refosco dal Peduncolo Rosso
  • Ribolla Gialla
  • Schioppettino
  • Sciaglin
  • Terrano
  • Tocai
  • Ucelut
  • Verduzzo Friulano
  • Vitovska

Bianchi

Picolit

Si ritiene che questo antico vitigno fosse coltivato fin dall’epoca romana, ed è un fatto ben noto che nel XVIII secolo era versato sulle tavole di tutti i regni europei. La grande diffusione di questo vino all’epoca fu dovuta principalmente al conte Fabio Asquini di Fagagna, che ne spedì ben 100.000 caratteristiche bottiglie, realizzate in puro vetro di Murano soffiato a mano e tinto di verde chiaro, e contenenti circa un quarto di litro (0,264 quarti).

Questa varietà di uva subisce un particolare fenomeno naturale chiamato acinellatura. Per questo motivo, solo pochi acini per grappolo maturano completamente, quindi il frutto è estremamente ricco di contenuto zuccherino.

Il vino da dessert che ne deriva è di colore giallo dorato, il suo profumo è delicatamente profumato e ricorda i fiori di acacia. Il sapore è dolce, caldo, armonioso e delicato.

Ribolla Gialla

Questo vitigno, tipico delle colline orientali del Friuli Venezia Giulia e, oltre il confine nazionale italiano, della Slovenia, è coltivato nella zona da tempi immemorabili. Il documento più antico conosciuto che lo menziona risale alla fine del Medioevo. Alcuni studiosi ritengono che derivi dall’uva Avola, importata dai Romani quando colonizzarono questa parte d’Europa, tuttavia non ci sono documenti storici a supporto di questa teoria.

Il vino ha un colore giallo paglierino di diversa intensità, il profumo è delicato e in bocca è secco, vivace e fresco.

Scialin

Questa varietà è conosciuta localmente con diversi sinonimi dialettali, quali Sciarlin, Sciablin, Schablin, Scharlina e S’ciablin: ogni nome di questo vitigno tipico friulano deriva dalla parola s’ciale, che significa campo terrazzato.

Documenti storici ne menzionano la coltivazione sulle colline di Spilimbergo nel XV secolo. Nel libro intitolato “Asio: studi inediti di Mons. Pietro dr. Fabrici“, pubblicato allora, si legge: “Il vigneto a sud è costituito quasi interamente da un’unica varietà chiamata schiadina dai contadini del luogo… in alcune zone produce vini eccellenti, apprezzati per la loro delicatezza e il sapore dolce“. Un vino “che può essere un po’ aspro, ma atto a conservarsi fino a 10-12 anni e, invecchiando, diventa più morbido e acquista un sapore che può competere con i migliori vini renani“.

Coltivato estensivamente nella sua zona tradizionale fino a circa 50 anni fa, la produzione è andata via via diminuendo a causa della sua maturazione tardiva e dell’espansione dei boschi circostanti. La conservazione di questa varietà si deve quasi esclusivamente al lavoro di Emilio Bulfon.

Tocai Friulano

Uno dei vitigni autoctoni a bacca bianca più rappresentativi del Friuli, il Tocai Friulano è una varietà molto diversa da quella utilizzata per produrre il famoso vino ungherese Tokaj prodotto nell’omonima zona di produzione che si trova nei dintorni della città di Tokaj nell’est del paese danubiano che, con l’ingresso nell’Unione Europea, aveva aperto un contenzioso con l’Italia per la denominazione dei origine del vino conclusasi con accordo del 1993 che ha vietato l’utilizzo del nome “Tocai” a partire dal marzo del 2007 per vini prodotti in Italia, in quanto troppo simile a quello della denominazione di origine controllata ungherese Tokaji.

In ogni caso, l’origine del vitigno friulano è sconosciuta e nonostante alcuni storici del vino ritengano che derivi dal vitigno Sauvignonasse, alcuni sostengono che la pianta del Tocai sia di origine italiana e forse inviata in Ungheria dal Friuli nel XIII secolo da Bertoldo di Andechs o forse dalla nobile friulana Aurora Formentini, che nel Seicento portò in Ungheria delle viti di Tocai friulano, come dote matrimoniale.

Infatti, nell’antico contratto matrimoniale di Aurora Formentini, quando andò in sposa al conte ungherese Adam Batthyany nel 1632, si annovera, tra i vari beni portati in dote dall’antenata dei conti di San Floriano del Collio, anche « […] 300 vitti di Toccai…» coltivate già all’epoca nelle campagne di Mossa e San Lorenzo Isontino e se così fosse potrebbe persino essere giustificato il fatto che il vitigno con cui si produce il Tokaji ungherese si chiama Furmint, quasi come se derivasse proprio dal cognome della nobile friulana.

Purtroppo, però, sia il Tokaj Ungherese come zona vitivinicola che il Tokaji (l’aggiunta della “i” finale in ungherese indica appartenenza, “del Tokaj”) come vino hanno entrambi una storia molto più antica del nostro Tocai Friulano, confutando così ogni opinione, e siccome non è possibile provare nulla, oggi il vino prodotto con il vitigno autoctono friulano Tocai assume il nome di Friulano o Italico.

Il vino ha un colore giallo paglierino, più o meno carico. Il profumo è caratteristico e delicato, con sfumature mandorlate. Il sapore è fruttato, delicato, morbido e vellutato, grazie alla bassa acidità.

Ucelut

Questo vitigno autoctono è localmente noto anche come Uccellut o Ucielute, ma non deve essere confuso con le varietà Oselot e Ucelin, che sono coltivate in varie parti delle Tre Venezie (o nel gruppo delle regioni italiane più a nord-est: Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) e del Piemonte.

Non si sa molto sull’origine di questo vitigno, a parte il fatto che fa parte delle cosiddette uve uccelline (Molon, 1906), ovvero uve che crescevano ai margini dei boschi e venivano mangiate dagli uccelli.

Questa varietà fu presentata all’Esposizione di Udine del 1863 e l’anno successivo ne fu avviata la coltivazione presso il centro di allevamento dello Stabilimento Agro-orticolo, con viti selezionate in quelle che si riteneva fossero le zone di produzione originarie, nei paesi di Ramuscello e San Giovanni. La zona di Castelnovo fu menzionata come zona di produzione della varietà all’Esposizione di Udine del 1921.

Verduzzo Friulano

Uno dei vitigni regionali più antichi, il Verduzzo Friulano deve probabilmente il suo nome al colore dei suoi acini. Questo vino era noto fin dall’inizio del XV secolo. È quasi certo che fu servito a Papa Gregorio XII nel 1409, quando si trovava in Friuli per partecipare al Concilio Generale che si tenne in quell’anno.

Esistono due diverse varietà: una con uva verde e una con uva gialla, nota anche come Ramandolo. La varietà verde è coltivata principalmente nelle basse pianure e produce vini secchi. La varietà con uva gialla è considerata la vite classica e produce vini di grande qualità con uve raccolte tardivamente o pressando uve parzialmente appassite.

La varietà Verduzzo dolce ha un colore giallo intenso, una gradazione alcolica consistente ed è dolce al palato. Il profumo è fruttato, in bocca è leggermente tannico e robusto, con tutti gli elementi perfettamente miscelati in una struttura organica. Il Verduzzo secco ha un colore giallo chiaro, la sua gradazione alcolica è media, e ha corpo robusto e sapore agrumato.

Vitovska

Il vitigno Vitoska è considerato una varietà autoctona, in quanto non si trova in nessun altro luogo dell’area mediterranea e la sua storia fa parte delle tradizioni locali. Riportato all’oblio grazie al lavoro sapiente e all’impegno di una manciata di produttori che hanno creduto nella potenziale qualità di quest’uva.

Il vino è di colore giallo paglierino, il profumo è fruttato e vinoso. Al palato è leggermente acido, sapido e mostra un buon corpo.

Rossi

Forgiarin

Nei paesi di Castelnovo, Valeriano, Pinzano e sulle colline a nord di Spilimbergo, in un’area che fa parte della DOC Grave, sopravvivono quattro antichi vitigni autoctoni: il Forgiarin, il Piculit-neri, lo Sciaglin e l’Ucelut. Il recupero di queste varietà si deve a Emilio Bulfon che, a partire dal 1964 nel comune di Valeriano, avviò una lunga e paziente selezione e, nel 1970, produsse i primi vini varietali da queste uve.

Non si sa molto della storia del Forgiarin e si ritiene che il nome derivi da Forgaria, un paese nella parte occidentale del Friuli. Alla Mostra Regionale dell’Uva organizzata nel 1863 dalla sezione di Udine dell’Associazione Agraria Friulana, le colline di San Daniele furono indicate come zona tipica di produzione. In anni successivi, l’autore Pirona (1871-1935) ampliò la zona di produzione a Spilimbergo e Maniago.

Pignolo

Il nome deriva dalla forma dei grappoli, piccoli e sodi, che ricordano una pigna. Si tratta certamente di una varietà importante, destinata probabilmente a un ritorno di successo.

La sua presenza nel territorio è documentata fin dal 1398, quando Francesco da Carrara chiese alla Serenissima (all’epoca Repubblica Marinara di Venezia) il permesso di spedire 20 botti di Pignolo da Rosazzo, dal Friuli a Padova, per il proprio uso e benessere, seguendo il consiglio del suo medico.

Le radici del Pignolo sono rintracciabili nei vigneti dell’Abbazia di Rosazzo, dove fu probabilmente piantato originariamente dai monaci benedettini.

Il vino prodotto con queste uve è di altissima qualità. Il colore è rosso rubino intenso, con profumo complesso e struttura importante. È considerato uno dei vini friulani che migliora con l’invecchiamento, producendo risultati che reggono il confronto con i più nobili vini rossi italiani.

Refosco dal Peduncolo Rosso

Il Refosco dal Peduncolo Rosso è il più nobile tra i vitigni autoctoni friulani e deve il suo nome alla colorazione rossa del peduncolo (o pedicello).

La teoria più accreditata vuole questo vitigno come discendente diretto del celebre Pucinum, il vino rosso preferito di Livia, la seconda moglie dell’imperatore romano Augusto.

Il vino ha un colore rosso intenso e un profumo intenso. In bocca è sapido, leggermente tannico, di buon corpo e con retrogusto ammandorlato.

Schioppettino

Il nome di questo vitigno, che ha rischiato l’estinzione dopo l’epidemia di fillossera dei primi anni del 1900, si ritiene derivi dalla caratteristica degli acini, così fitti da “esplodere” (schioppettare) in bocca. Questo vitigno fa parte della famiglia delle Ribolla, infatti è conosciuto anche come Ribolla Nera e, oltre il confine sloveno, Pocalza. Il luogo di origine di questo vitigno è infatti nella zona di Prepotto e oltre il confine sloveno. Di questo vino si hanno notizie già nel 1282, quando veniva versato alle nozze Rieppi-Caucig, a Prepotto.

Lo Schioppettino moderno è un vino dal colore rosso rubino che vira al granato con l’invecchiamento. Il profumo ricco ricorda la frutta e in bocca è pieno, tipico e asciutto.

Tazzelenghe

Il Tazzelenghe è un vitigno autoctono a bacca rossa originario della zona collinare circostante i comuni di Buttrio e Cividale. Il nome, nel dialetto locale, significa “affetta lingua“, in riferimento alla spiccata ruvidezza del sapore del vino, che presenta un’elevata acidità naturale, talvolta esaltata prolungando la macerazione delle uve, esaltandone così i tannini. La caratteristica “affetta lingua” si ritrova anche nel frutto, quando viene servito come uva da tavola.

Il vitigno Tazzelenghe è un vino pregiato e di alta qualità, che necessita di anni di invecchiamento per ammorbidire l’elevato contenuto di tannini. Il colore è rosso violaceo che vira al granato con l’invecchiamento. Il profumo è caratteristico e il sapore è robusto, tannico, erbaceo e asciutto.

Terrano

Il vitigno Terrano si trova esclusivamente nell’ambiente davvero unico del Carso, che domina la costa di Trieste. La caratteristica terra rossa dove vengono coltivati ​​i vigneti è dovuta all’elevato contenuto di ferro. Questa caratteristica del terroir, insieme al clima temperato e all’ottima esposizione al sole, conferisce al vino un sapore e un aroma inconfondibili.

Questo vitigno, che deriva forse dal Refosco d’Istria, noto anche come Refosco dal Peduncolo Verde, produce un vino dal colore rosso rubino intenso e profondo, con riflessi violacei. Il profumo è ricco, ricorda i frutti di bosco selvatici. Il sapore è forte, acido e, all’inizio, un po’ sgradevole.

 

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