Nasce a Firenze nel 1554, si chiama Fontana Pretoria ed adornava il giardino della villa di Don Luigi Toledo, che la commissionò a Francesco Camilliani, finendo a Palermo quasi per caso. Oggi si trova nel luogo che è considerato il cuore più intimo dell’antico capoluogo siciliano, proprio adiacente alla magnifica piazza detta dei Quattro Canti, e tutti la chiamano popolarmente fontana della vergogna di Palermo.
Oggi anche in Sicilia il nudo non fa più troppo scalpore, ma quando da Firenze fu trasportata a Palermo era il 1581 ed i costumi e le tradizioni erano decisamente meno liberali. E fu uno scandalo. Tanto che per molto tempo è stato un monumento avversato e nascosto dalla popolazione per via delle statue nude che la ornano. Seni femminili, curve intime sinuose, membri maschili in bella vista: tutti particolari che hanno fatto volgere lo sguardo a molti siciliani, nei secoli. Per capire come arrivò fin qui ci si deve rifare alle cronache del tempo, le quali ci narrano che quando Don Luigi Toledo morì, il figlio decise di mettere in vendita l’imponente capolavoro che andò così all’asta ed aggiudicato al Senato palermitano. Già dall’inizio la sua nuova vita non fu facile: per il trasferimento fu compiuta una vera e propria impresa, smontando l’opera in 644 pezzi, accuratamente catalogati ed imballati per poi essere trasportati via mare su alcune navi fino a destinazione dove le autorità avevano già predisposto il luogo della nuova installazione addirittura demolendo alcune case.
GRANDE SCALPORE
Ma anche la sua stessa esistenza fu subito avversata, a dispetto della grande e maestosa bellezza artistica ed architettonica: le statue nude attirarono da subito le ire della popolazione, generando sdegno e con il passare del tempo si accumularono anche molte storie e leggende, una di queste afferma che le suore di un vicino convento di clausura arrivarono persino a danneggiare le statue nottetempo perché offese dalla loro sfacciataggine ed ostentazione di nudità.
La fontana, però, è per fortuna ancora lì, con le sue tre tre vasche marmoree realizzate in anelli concentrici, su tre differenti livelli attraversati dalle scalinate di piccoli ponti con parapetti ed i suoi piacevoli giochi d’acqua, su di essi, distribuite in modo sapiente, si trovano le statue che riproducono le figure mitologiche di Venere, Adone, Ercole, Apollo, Diana ed una rappresentazione allegorica che, pur realizzata inizialmente con altri significati a noi non giunti, ben si adatta all’immagine dei fiumi di Palermo dove ora si trova. Anche la piazza dove giace, nonostante i tempi moderni, è ancora chiamata in modo popolare “la piazza delle vergogne”, anche se non è più ritenuta, come invece fu per molto tempo, un simbolo di corruzione e malcostume, ma solo un luogo particolare ancora avvolto da un fascino misterioso combattuto tra attrazione e pudicizia.
DA NON PERDERE
Quello che è davvero incredibile ancora oggi sono le dimensioni imponenti del monumento che contrastano con la sua discreta presenza, seminascosto in una città dove le sorprese non mancano e così vicino al cuore pulsante della Palermo antica, eppur ancora poco conosciuto ai turisti, ma certamente, visitando Palermo, ora non può più mancare una visita a Piazza Pretoria per ammirare questa incredibile e meravigliosa “vergogna”. Un bel punto di fuga per chi è in viaggio in Sicilia: un viaggio del cactus e di riflessione estetica, ma non solo.