Sebbene la Lombardia sia conosciuta in tutto il mondo come il polo industriale e dei servizi italiano, la regione vanta una ricca tradizione agricola, di cui il vino costituisce una parte considerevole.

La tradizione vitivinicola in queste regioni ha radici molto antiche, che risalgono addirittura agli Etruschi, agli Euganei e ai Romani. Infatti, scrittori romani come Catullo e Virgilio, tra gli altri, scrissero della qualità dei vini lombardi.

Il raggiungimento degli obiettivi autoimposti, ‘qualità, immagine, ricerca e comunicazione’, da parte degli operatori del settore e dell’Amministrazione regionale, hanno collocato la produzione enologica lombarda nel panorama vitivinicolo nazionale e internazionale.

L’impegno per una migliore qualità, sia nei vigneti che nelle cantine, ha trovato solide basi in una varietà di terroir diversi, dando così vita a una produzione vinicola eterogenea.

Circa l’80% dei vigneti si trova nelle province di Pavia e Brescia, soprattutto in collina. Ci sono anche oltre 4000 viticoltori e aziende vinicole nella parte alpina della regione, ma i campi coltivati ​​sono piuttosto piccoli e la superficie complessiva dei vigneti è modesta se confrontata con la produzione regionale. L’area alpina è fondamentalmente limitata alla provincia di Sondrio, dove la viticoltura trova la sua dimora esclusivamente nei tradizionali campi terrazzati, importanti sia per il paesaggio caratteristico che forniscono, sia per la salvaguardia dell’ambiente.

Le principali aree di produzione sono:

  • La Franciacorta è considerata la migliore zona italiana per la produzione dello spumante metodo classico.
  • La Valtellina, con la sua viticoltura aspra, dove il Nebbiolo e altri vitigni locali crescono sui terrazzamenti montani e producono una delle tre denominazioni DOCG regionali.
  • L’Oltrepò Pavese, dove il terroir e il clima offrono un ambiente ottimale per la produzione di vini di qualità.
  • Viadana e Sabbioneta, in provincia di Mantova, dove il re è il Lambrusco Viadanese, che presenta caratteristiche completamente diverse dalle uve Lambrusco emiliane.
  • Bergamo, patria del Moscato di Scanzo, da cui si ricava uno dei vini DOC italiani più rari.

Attualmente nella regione si producono tre DOCG, 15 DOC e 14 IGT.

Oltre ai vitigni internazionali, nei vigneti della Lombardia crescono molti vitigni autoctoni, come Basqano, Bianca Botticino, Bucalò, Chiavennasca, Chiavennasca Bianca, Colombaia Bianca, Erbamat, Invernenga, Lambrusco Viadanese, Marzemino, Moscato di Scanzo, Pignola, Rossola , Sangallina, Trebbiano di Lugana, Verdea e Vespolina.

Vitigno DOC DOCG
Chiavennasca
  • Valtellina Rosso
  • Sforzato di Valtellina
  • Valtellina Superiore
Groppello Gentile
  • Riviera del Garda Bresciano
Lambrusco Viadanese
  • Lambrusco Mantovano
Moscato di Scanzo
  • Moscato di Scanzo
  • Valcalepio
Trebbiano di Lugana
  • Capriano del Colle
  • Lugana
Vespolina
  • Oltrepò Pavese
 

 

IGT
Vino Vitigno
Collina Milanese
  • Verdea
  • Vespolina
Provincia di Mantova
  • Lambrusco Viadanese
Provincia di Pavia
  • Vespolina
Quistello
  • Lambrusco Viadanese
Ronchi di Brescia
  • Invernenga
Sabbioneta
  • Lambrusco Viadanese
Terrazze Retiche di Sondrio
  • Chiavennasca
  • Pignola
  • Rossola

Bianchi

Invernenga

Coltivato nella provincia di Brescia, questo vitigno è attualmente piuttosto raro. È coltivato fin dai primi anni del 1800 e in passato era utilizzato come uva da tavola.

Produce un vino con riflessi verdognoli, sapido, con acidità piuttosto bassa.

Rossi

Chiavennasca

Il nome in dialetto locale è Chiuinascha, che significa “più vinaccia” (il residuo solido dopo la pigiatura dell’uva). Questo vitigno è ampiamente coltivato in Valtellina fin dal XV secolo ed è geneticamente imparentato con il Nebbiolo, uno dei vitigni autoctoni tipici del Piemonte. Questa varietà fa parte della storia vitivinicola della sua zona di produzione ed è utilizzata nella composizione dei vini DOC Valtellina.

Lambrusco Viadanese

Coltivato in provincia di Mantova, nei pressi del comune di Viadana, da cui prende il nome, questo vitigno è citato dall’autore Pier de’ Crescenzi nei suoi scritti del XIV secolo. La zona di produzione è limitata alla fascia di terra compresa tra i fiumi Oglio e Po.

Le uve producono un vino acido, di colore rosso rubino intenso, con apprezzabile gradazione alcolica, tannico e leggermente spumoso.

Moscato di Scanzo

Secondo fonti storiche, le prime viti di Moscato furono piantate nell’attuale comune di Scanzorosciate da antichi legionari, che vennero ricompensati con fertili terreni agricoli conquistati agli antichi francesi. Questo vino era conosciuto e apprezzato dalle case nobiliari durante il Rinascimento. Veniva esportato fino in Russia ed era quotato alla borsa di Londra.

Attualmente è uno dei vini DOC più rari prodotti nella regione. È dolce, perché prodotto con uve surmature, e ha un profumo intenso e un sapore vellutato.

Pignola

Questo vitigno deve il suo nome alla particolare forma del grappolo, che ricorda quella di una pigna. Introdotto in Lombardia nel XVI secolo, questo vitigno è consigliato per la produzione dei vini da taglio della Valtellina, ai quali apporta colore e sapidità.

Rossola

Coltivato esclusivamente in Valtellina, tracce di questo vitigno sono documentate fin dal XVII secolo. Il suo nome deriva dal caratteristico colore rossastro della buccia, che non diventa mai veramente nera.

La Rossola è utilizzata in molti uvaggi dei vini valtellinesi, ai quali conferisce una buona acidità, favorendone la conservazione e l’invecchiamento.

 

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